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Trento, 21 marzo 2012
Non ci sono soldi.
Fermate quei progetti faraonici

di Antonio Zecca, Docente di Fisica del Clima all’Università di Trento
da l’Adige di mercoledì 21 marzo 2012

Vediamo se ho capito bene. Provincia e Comune di Trento vogliono ridisegnare la mobilità cittadina.

Si tratterebbe di tirar giù la funivia da Trento a Sardagna. Poi ricostruirla nuova e – secondo il sogno di Dellai – estenderla fino al Bondone. Bonificare l’area ex-Sit dagli inquinanti nel sottosuolo e spostare lì la stazione delle corriere cancellando il parcheggio esistente. «Riqualificare» l’area ora occupata dalla stazione. Edificare l’area ex-Sit con un edificio alto 28 metri. Fabbricare la stazione della funivia in cima a questo edificio; ma anche una stazione intermedia nell’area Italcementi; creare qui un parcheggio con 3000 (tremila) posti. Azzerare il parcheggio di piazzale S. Severino e costruirci sopra la nuova biblioteca dell’Università. Costruire il nuovo polo scolastico nell’area Italcementi. Prolungare la ferrovia Trento-Malè fino al nuovo polo scolastico e poi fino al nuovo ospedale alle Ghiaie. Spostare l’autostrada a un nuovo tracciato. Interrare la ferrovia del Brennero da prima di Lavis a dopo Mattarello creando una stazione sotterranea (con centro commerciale annesso?). Creare un boulevard (avete capito bene: boulevard come il Boulevard des Champs Elysées a Parigi) sull’attuale tracciato della ferrovia.

Sicuramente il costo totale di questo elenco di operazioni è stato valutato dal «tavolo tecnico per la mobilità»; ma io non so quale è il risultato. Ho tentato di fare io la somma, ma mi è venuto un numero da mal di testa. Tutto questo viene pianificato nel 2012.

In questi stessi giorni avete tutti sentito il primo ministro Monti confermare che la crisi economica per l’Italia non è ancora superata; che non è il momento di abbassare la guardia e che anche nei prossimi anni saranno necessari sacrifici. Per l’Europa la situazione di crisi è analoga, anche se variegata, con pochissimi paesi che si possono considerare al sicuro e i più che invece sono nei guai come noi. Il mondo intero è in acque molto agitate.

Come conseguenza di questi fatti, i finanziamenti alla Pat sono già stati tagliati nel recente passato e non ci sono ragioni per credere che i tagli siano finiti.

A me riesce difficile immaginare da dove potrebbero arrivare i soldi per un elenco di desideri così vasto. Non sono al corrente di quali metodi di previsione siano stati adottati dal «tavolo tecnico per la mobilità» per stabilire quale traffico ci dobbiamo aspettare nella città di Trento, fuori città e sulla tratta Trento-Bondone. Dalle proposte che sono state avanzate dal «tavolo», sembra che siano state usate proiezioni «Business As Usual». Questo termine (ben noto a quelli che prendono decisioni) significa che le proiezioni vengono fatte assumendo che tutto continuerà nei prossimi anni come è stato negli ultimi venti o trenta.

Pianificare un parcheggio da 3.000 posti significa ipotizzare (sognare) che il traffico e l’uso dell’auto privata continueranno a crescere come in passato. Ci sono invece segnali chiarissimi che marcano l’inizio di una frenata e probabilmente una inversione di tendenza. L’Europa e il mondo stanno pianificando una transizione dal trasporto privato al trasporto pubblico.
Il prezzo dei combustibili e delle benzine in particolare è cresciuto in maniera tangibile nell’ultimo anno:  +20% (cifra tonda). Ma ci sono altri due numeri meno conosciuti. Il consumo delle benzine è diminuito del 9%; e questo significa evidentemente 9% in meno di auto in circolazione.

Cosa ci si aspetta? Dal lato della produzione di petrolio le uniche previsioni ragionevoli sono per un aumento continuo dei prezzi; eventualmente con periodi di leggero ribasso e con periodi di forte rialzo. Dal lato degli utilizzatori continuerà la strategia in corso: noi tutti prima di girare la chiave sul cruscotto ci pensiamo e ci penseremo più che in passato. Un terzo segnale: non è possibile ignorare il calo delle vendite di automobili: in Italia l’indice è negativo da un paio di anni e le previsioni sono tutte in negativo.

Questo significa che l’Italiano medio considera l’auto con un criterio più adulto: è solo un mezzo di trasporto – ma ce ne sono altri. In definitiva su tempi lunghi (da qualche anno a una decina di anni: cioè il tempo per fabbricare parcheggi e altri «miglioramenti per la mobilità cittadina») ci dobbiamo aspettare che 3000 parcheggi non serviranno più come non serviranno nuove strutture e nuovi edifici.

Caro Dellai, caro Pacher, per favore non metteteci sul collo un debito da scontare nei prossimi decenni. Oltretutto per un sogno che ha un certo fascino estetico sulla carta ma che ci lascerebbe tra dieci o venti anni con strutture inservibili.

Antonio Zecca
Docente di Fisica del Clima all’Università di Trento

 

      
   

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